Podcast e Programmi
Bebo, la senti questa forza?

Lo Stato Sociale torna con una nuova, incredibile, sfida: 5 dischi per 5 artisti, uno per ogni componente della band. Un’operazione nata per spiegare la straordinaria attitudine che fa del collettivo bolognese una realtà unica nel suo genere, capace di dare spazio alle singole personalità e alle idee artistiche individuali: «solo noi potevamo farlo e lo abbiamo fatto, era quasi obbligatorio». Intervista con BEBO.

Il primo a lanciarsi in questa inedita avventura è Bebo, pronto a svelare le sue 5 tracce a partire dal 29 gennaio via Garrincha Dischi/Island Record. Un disco scritto con le mani in tasca, metaforicamente e no: «Come uno che passeggia. Mettendo tutto in discussione». “Expert of everyday-life”, come si autodefinisce citando la compagnia teatrale Rimini Protokoll, Bebo si conferma un paroliere assai prolifico, abile quanto tagliente nel fotografare la nostra società e tutte le contraddizioni che la animano.
«“In principio era il verbo”, diceva uno più famoso di me, a cui preferisco accompagnare almeno un complemento e, se possibile, un soggetto. E da lì sono partito, perché è l’unica cosa che mi sento di saper fare con cognizione di causa, affrontando le immeritate solitudini di chi scrive.» Il suo è un lavoro coraggioso sia per le sonorità scelte – che ricalcano la
sua attitudine nel campionare e manipolare suoni algidi attraverso le più disparate chincaglierie elettroniche – sia per le tematiche che affronta a colpi di spoken word.

Ad accompagnarlo in questo viaggio, Bebo sceglie alcuni compagni di lungo corso, a partire dalla cabina di regia affidata a
Matteo Romagnoli (storico produttore de Lo Stato Sociale) e Stefano Maggiore (Immanuel Casto, Romina Falconi, etc.), passando per il “mentore” Francesco Brini, alla batteria in “Prima che tu dica pronto”. Particolare cura è stata riposta anche nella scelta degli ospiti che sottolineano il carattere onnivoro di questo lavoro. È così che le chitarre college rock de I Botanici allargano l’orizzonte di “Fantastico!”, mentre il maestro Remo Anzovino dipinge la colonna sonora di “Sono libero”
come se musica e voce diventassero le scene conclusive di un film capace di elidere il confine tra lacrime e sorrisi.

Ciao Bebo, prima di parlare della tua produzione, volevo chiederti, avendo lanciato questa sfida, 5 dischi per 5 artisti, ma l’idea come vi è venuta? Uso il plurale in quanto band ma soprattutto amici

Certo l’idea è arrivata un po’ per caso e un po’ per malizia, nel senso che dopo il colpo di fortuna o colpo di bravura del 2018 con Sanremo ed un tour molto positivo stavamo pensando ad un disco e l’utopia di crearne uno orizzontalmente democratico, e  per fare un conto pari, 10 canzoni e quindi due a testa. Ma per fare questo ci vuole anche la condivisione dei percorsi, non basta dire facciamolo e poi le cose si fanno da sole, abbiamo iniziato un processo di scrittura molto largo che ha portato  poi. anche l’esigenza,  di raccontarlo questo moloch di roba che ci siamo ritrovati tra le mani, che sono poi le nostre 5 persone trasformate in canzoni ed era anche un modo di raccontare che questa band è una band di cinque, non esiste la leadership che è un’idea che non ci piace, non c’è uno che rappresenta Lo Stato Sociale ma è una composizione complessa ed avevamo voglia di raccontare questa complessità 

Ascoltando il tuo disco e quello degli altri devo ammettere che viene fuori la personalità di ognuno , dei singoli, ma anche le risposte a quelli che si chiedevano da dove venissero i diversi suoni de Lo Stato Sociale, come nasceva il suono. So notano le diverse impostazioni, le intuizioni musicali, le diverse sensibilità artistiche che avete, viene fuori ognuno ha un suo ruolo ben preciso all’interno del progetto. Tornando a te, lo spoken word è sicuramente un cavallo di battaglia, mi sembra, partendo dalla tua visione personale,  che tu sia molto attento al quotidiano in particolare con un piglio più politico

E’ una necessità, faccio di necessità virtù insomma, sono molto attento a certe cose della vita che compongono il mio spettro del quotidiano, così come l’attualità, così come tutta una serie di considerazioni che mi prendo anche la responsabilità  e la briga, diremmo a Bologna, di mettere nero su bianco o audio su disco o audio su streaming come in questo caso. Io non ho mai nascosto la necessità di avere un approccio e fare un discorso politico, in generale in qualsiasi ambito della vita e così questa volta avendo a disposizione il quintuplo del tempo che normalmente mi ritaglio all’interno dei dischi de Lo Stato, ho detto cinque volte tanto

Quanto ha cambiato la tua percezione dell’ “esterno”, dei rapporti umani di cui parli, durante e dopo il lockdown . Tu affronti varie tematiche nelle tue composizioni  che vanno dal sociale al politico, dal normale vivere quotidiano ai rapporti interpersonali, la disillusione,  le incertezze, una certezza forse c’è ed è quella di non voler tornare indietro

Si assolutamente in maniera profetica e sintetica che sono due doni rari, qualcuno ha  scritto “non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità è il problema”, e quindi da li sono partito per mettere insieme i testi di questo lavoro che in realtà non sono stati scritti nel 2020 ma ho fatto lavoro di archivismo, di editing, di copia ed incolla da una parte e dall’altra, grazie molto anche ai miei soci, perché da solo non avevo la freddezza giusta e dal li sono partito alla scoperta di quello che significa  stare in relazione con gli altri. Carlo Rovelli quando parla di fisica dice che il mondo esiste solo tramite le relazioni, non esiste la possibilità di leggere la realtà escludendo la relazione e parla di fisica, pensa un po’ quando si parla di esseri umani quindi è necessario rimanere in contatto con il mondo fuori. La pandemia cerca di cambiare, fare  delle forzature ma non è una cosa che vive da se non entra nei costrutti sociali da se, siamo noi che la veicoliamo ovviamente, sta a noi avere il distanziamento fisico ma non perdere la vicinanza sociale  

Ascoltando le canzoni, sono stimolanti ed hanno quel piglio ironico che non guasta mai, certi concetti  sdrammatizzando messaggi importanti, vengono assimilati meglio. C’è stato un lavoro corale sulla produzione musicale del disco? Ci sono varie collaborazioni come I Botanici o Remo Anzovino, come hanno interagito con le tue composizioni, come hai lavorato sui suoni

In verità ho lavorato in maniera piuttosto banale nel senso che io non sono un grande musicista e quando avevo le intuizioni ci mettevo troppo a scrivere dei provini e quindi ho utilizzato le mie, sicuramente superiori, capacità di DJ, lavorando su dei provini che erano la mia voce registrata su delle canzoni di altri artisti, soprattutto internazionali, che mi piacciono molto e che mi servivano da ispirazione e poi con Stefano Maggiore, la persona che al 90% ha curato la produzione del disco, siamo andati a cercare di tramutare in inedito quello che era già edito, capire che mood volevamo, che tipo di panorami sonori volevamo andare a descrivere e ci siamo trovati bene, un po’ perché siamo cari amici da un decennio e anche perché lui è un po’ come me, cioè che mangia e digerisce di ogni cosa, musicalmente non è di settore anzi  gli piace fare tante cose diverse, perciò siamo andati a spasso nella musica che ci piace

Ritornando al discorso sulla politica, parlando della nostra situazione in Italia che potremmo definire bizzarra, situazione che abbiamo vissuto e che stiamo subendo in questi mesi, con dei personaggi che sembrano venuti fuori da qualche commedia dell’assurdo,  ma perché secondo te nessuno prende una posizione più netta, non reagisce  come eravamo abituati a fare prima

Un po’ perché c’è poco spazio di manovra dal punto di vista fisico, per noi che siamo venuti fuori dal 900 viviamo gli spazi delle città, le piazze, le strade, come luogo dove fare esistere la protesta o comunque le proprie idee,  attraverso i propri corpi, in un anno in cui le strade, le  piazze ed  i corpi sono stati estremamente limitati e quindi  rimane molto limitata anche la possibilità di dissenso. Secondo me è molto più spaventoso quando ti accontenti  dell’assenza di rappresentanza politica alla guida di un paese, cioè la rappresentanza politica è una cosa che va a due vie, quelli sono responsabili perché li votiamo e noi abbiamo la responsabilità di verificare se quelle persone si comportino bene, semplificando molto, la politica crea veramente il tessuto, innerva potentemente, di tenuta sociale perché ci sono due responsabilità che si parlano,  quando nessuno non ha interesse politico allora a me spaventa questa cosa. Mario Draghi potrebbe essere Gesù Cristo probabilmente ma a me spaventa, forse perché sono ateo!  

Quando si potrà tornare a calcare i palchi, speriamo tutti preso, come imposterete i live, farete dei concerti corali

Sinceramente non lo sappiamo onestamente, sicuramente questi 5 brani me li porterò dietro ma 25 secondo me sarà improbabile,  perché comunque c’è ancora un repertorio che abbiamo voglia di riprendere in mano, però una selezione di questi  assolutamente si. Calcola che tutto quello che voi vedete separato dalla classificazione del nome e dalla tracklist, per noi comunque è il mare magnum dello Stato Sociale, i pezzi degli altri io gli conoscevo già da quando erano dei provini, cioè li conosco da quando erano piccoli, li sento in ogni caso miei alla fine della fiera e  così viceversa,  non è proprio un problema l’idea di portare queste cose come band unita e progettualmente all’interno di un tour , se potremo si farà

Speriamo di vederci presto in Puglia allora

Speriamo veramente, un abbraccione

Previous post AVANTPOP #193 – 18/02/2021
Next post l’immaturo, Satelliti – Storie di immagini – SECONDA STAGIONE

Goto Top