Dopo aver annunciato il tour invernale di “Non credere a nessuno”, i SICK TAMBURO aggiungono una nuova data al Capitol di Pordenone per la seconda edizione del “Parlami per sempre”, un concerto speciale in memoria di Elisabetta Imelio, cofondatrice del gruppo insieme a Gian Maria Accusani, scomparsa prematuramente qualche anno fa. Qui l’intervista di Carlo Chicco, il nuovo album ed il tour. Saranno in Puglia l’8 dicembre a Taranto allo Spazioporto.
Attraverso un sound iconico, in grado di unire la sensibilità della scrittura di Gian Maria Accusani agli arrangiamenti energici e trascinanti tipici dell’alternative rock e del punk, i Sick Tamburo sono diventati sin dalla loro formazione, in seguito all’esperienza dei Prozac+, uno dei principali punti di riferimento del panorama alternativo italiano con oltre dieci anni di carriera alle spalle.
Il sesto album d’inediti “Non credere a nessuno” ha ricevuto un’accoglienza molto positiva da parte della critica con interviste e servizi in diverse testate tra cui Radio Deejay, Rai Radio1, Rai Radio2, Rai5 Save the Date, Gr1 e Gr2 Rai, Radio Popolare Network, La Repubblica, Rockol, Rockit, Sentire Ascoltare e molte altre.
Anticipato dai singoli “Per sempre con me” con la partecipazione di Roberta Sammarelli dei Verdena, “Il colore si perde” e dal videoclip del brano “Suono libero”, l’ultimo capitolo discografico della band racconta con maturità e consapevolezza diverse esperienze di vita, alternando momenti spensierati ad altri più intimi e malinconici.
A fare da filo conduttore fra le 10 tracce del disco ci sono le melodie e i ritornelli che si sviluppano sapientemente fra chitarre distorte, synth sequencer e sezioni ritmiche più distese.
Accompagnato dall’artwork di copertina realizzato dal fumettista e illustratore Alessandro Baronciani, il disco è una sorta di viaggio tra le tappe, per molti obbligate, della vita.
L’abbandono, la perdita, la consapevolezza del sé, il bisogno, l’aiuto, le deviazioni e il commiato, quello con la C maiuscola, quello dalla vita.
Musicalmente il disco è un intreccio tra diverse sonorità tipiche dell’alternative rock, da quelle più estreme a quelle più morbide: chitarre che si fondono con qualche episodio di elettronica, farcite sempre da quell’elemento che per i Sick Tamburo è inconfondibile, la melodia.
È uscito venerdì 24 novembre “Habitat”, il nuovo album dei C’mon Tigre. Qui l’intervista di Carlo Chicco.
Con quasi 10 anni di carriera alle spalle e tre dischi ampiamente apprezzati dalla critica specializzata, i C’mon Tigre tornano sulla scena musicale con “Habitat”, nove tracce che racchiudono a pieno l’essenza del progetto, quella di un duo dal respiro internazionale in cui musica e arti visive si influenzano costantemente per raggiungere vette di sperimentazione ancora inesplorate.
Il nuovo capitolo discografico sfida l’appartenenza a un genere di riferimento specifico unendo influenze provenienti da ogni angolo del pianeta e aggiungendo agli stilemi jazz africani ed elettronici tipici dei precedenti lavori nuove sonorità figlie della musica sudamericana.
Il panorama che emerge è quello di un ecosistema variopinto e articolato, un luogo in cui diverse forme di vita, sia animali che vegetali, prosperano e convivono.
A conferma della sua portata globale e cosmopolita, “Habitat” contiene una serie di collaborazioni straordinarie, dall’afrobeat di Seun Kuti, erede di Fela Kuti, alla voce di Xênia França, brillante artista brasiliana di San Paolo, passando per una figura di spicco della musica sperimentale internazionale come Arto Lindsay e Giovanni Truppi, tra i cantautori più interessanti della scena alternativa italiana.
Un’odissea musicale che trascina l’ascoltatore in un pellegrinaggio esotico e sorprendente, un tassello fondamentale nella carriera di un gruppo che negli anni ha saputo ampliare il proprio immaginario anche nell’ambito dell’arte visuale con autori ed artisti come Paolo Pellegrin, Gianluigi Toccafondo, Harri Peccinotti, Boogie, Jules Guerin, Ericailcane, Maurizio Anzeri, Danijel Žeželj e Donato Sansone, quest’ultimo vincitore del Best Music Video al LIAF London International Animation Festival 2022 per il videoclip di “Twist Into Any Shape”, e Marco Molinelli per il video di “Behold the Man” (pluripremiato in numerosi festival internazionali come il LAFA Los Angeles Film Awards ed il Vegas Movie Awards di Las Vegas).
Venerdì 27 ottobre 2023 è la data che segna il ritorno di una grane band, una data che rimarrà fissa nella memoria di chi ama la musica e che sancisce l’atteso ritorno della band formata da Mauro Ermanno Giovanardi, Cesare Malfatti e Alessandro Cremonesi.
A suggello di ciò, la pubblicazione della nuova versione di IO CONFESSO, impreziosita dal featuring di CARMEN CONSOLI e dalla produzione di Matteo Cantaluppi che la rende spettacolare!
Una nuovissima versione di IO CONFESSO, brano diventato iconico e vincitore morale dell’edizione di Sanremo 2011.
Ora, con un ospite d’eccezione ad impreziosirlo ulteriormente: Carmen Consoli, che con la sua espressività ed interpretazione lo rende ancora più emozionante, fascinoso e sensuale, sottolineando – grazie al duetto – il profondo senso della canzone.
Matteo Cantaluppi che lo ha prodotto, gli ha dato infine un sapore vintage/futurista, rendendolo più fresco e contemporaneo.Da brividi.
Per celebrare la reunion dei LA CRUS, si lavora in studio alla rifinitura di un album di prossima pubblicazione, composto da canzoni inedite, anticipato da due rivisitazioni di altrettanti brani storici della band; oltre a IO CONFESSO, è prevista anche una nuova e stuzzicante versione di…
Un ghiotto anticipo live arriverà il 25 novembre a Reggio Emilia, presso il Teatro Ariosto, in una serata condivisa con Paolo Benvegnù, all’interno della XVII edizione del Festival Il Rumore del Lutto (info www.ilrumoredellutto.com).
L’evento, oltre ad essere il ‘finissage’ della rassegna, è dunque una clamorosa prima nazionale e promette di essere uno dei momenti più attesi della programmazione del Festival.
Secondo appuntamento di “Notti di Stelle – winter edition” giovedì 12 ottobre al Teatro Petruzzelli con Enrico Ruggeri si racconta, spettacolo in cui, in un equilibrato mix di parole e canzoni, l’artista si racconterà umanamente e musicalmente, parlerà di amore, felicità, musica, ripercorrendo quasi mezzo secolo di storia della musica italiana, 50 anni di rock e canzoni d’autore, dagli esordi punk ai grandi successi della sua carriera. Lo abbiamo raggiunto all’esterno del rinomato teatro barese, ecco qui la nostra chiacchierata con Enrico.
La serata sarà l’occasione per conoscere, dunque, un insolito Enrico Ruggeri, uno dei più sensibili cantautori della scena musicale italiana, che introdurrà le sue pagine musicali in un contesto sonoro intimo e raffinato. Al suo fianco il pianista Francesco Luppi, collaboratore musicale di Ruggeri da molti anni.
Una voce, una chitarra, un pianoforte, due musicisti e un’intervistatrice, in questo caso non una giornalista, ma una musicista pugliese nota in tutto il mondo, la direttrice d’orchestra Gianna Fratta, e nient’altro per sapere di più di un uomo che, in oltre 40 anni di carriera, ha collezionato 39 album, 5 milioni di copie vendute e decine di canzoni che hanno fatto la storia della canzone italiana.
Autore di musiche interpretate da artisti come Morandi, Mannoia, Mina, Oxa, Bertè, Ruggeri ha vinto due volte il Festival di Sanremo, la prima nel 1987 con ‘Si può dare di più’ (insieme a Morandi e Tozzi), la seconda nel 1993 con ‘Mistero’, collezionando anche 4 premi della critica. Nell’edizione di Sanremo 1987, oltre alla vittoria con una delle più belle canzoni di sempre, il premio della critica viene assegnato a ‘Quello che le donne non dicono’ scritta da Enrico e interpretata da Fiorella Mannoia.
Acuto di pensiero, geniale nell’utilizzo delle parole, Enrico Ruggeri non ha mai avuto paura di esprimere le proprie idee criticando in modo costruttivo e mai banale la società in cui viviamo, attraverso i suoi libri e le sue canzoni, i cui versi sono da considerarsi delle vere e proprie gemme di poesia.
Spalla del poliedrico artista e forte della sua esperienza, Francesco Luppi, pianista, tastierista e programmatore in diversi spettacoli con alcuni dei più grandi nomi della musica italiana: Irene Grandi, Eugenio Finardi, Elio e Cesareo (Elio e le storie tese), Neffa, Alberto Fortis, Gianfranco Califano, Nicolò Fabi, Maurizio Solieri, Max Gazzè e molti altri. Dal 2009 fa parte della band di Enrico Ruggeri, collaborando in studio e in vari tour. Dal 2013 ha collaborato come pianista accompagnatore e tastierista nel programma televisivo ‘The Voice’.
Fino al 5 novembre alla Galleria Biffi Arte di Piacenza (Via Chiapponi, 39 – ingresso libero) si tiene la mostra“THE KIDS ARE ALRIGHT – 60 anni di The Who” a cura della giornalista e scrittrice Eleonora Bagarotti.
La mostra “THE KIDS ARE ALRIGHT – 60 anni di The Who” vuole omaggiare una delle più grandi band rock and roll di tutti i tempi ripercorrendo i momenti più significativi di questi 60 anni di carriera (che cadranno, per la precisione, nel 2024). L’esposizione alla Galleria Biffi Arte di Piacenza offre in anteprima un percorso di immagini inedite e ufficiali concesse dai fotografi e dalla stessa band, arricchito da riviste, oggetti da collezione e curiosità.
L’ultima parte dell’esposizione è dedicata ad alcune opere realizzate da artisti contemporanei, espressamente realizzate per la mostra, uniti dall’amore per gli Who e per la loro musica: Marco Botti, Francesco Cabras, Francesco Cervelli, Andrea Clanetti, Gianluigi Colin, Mauro Di Silvestre, Matt Dillon, Danilo Filios, Maria Assunta Karini e Francesco Paolo Paladino, Francesca Orelli, Silvia Rastelli, Natalia Resmini, Corrado Sassi, Scimon e Kosmo Vinyl.
Presente in mostra anche il catalogo in doppia lingua (italiano e inglese) con alcune immagini esclusive del gruppo e delle opere artistiche con testi, analisi e racconti. I proventi dalla vendita del catalogo andranno a favore del Teenage Cancer Trust, progetto benefico sostenuto dalla band.
Orari apertura “THE KIDS ARE ALRIGHT – 60 anni di The Who”
Fino al 30 settembre:
martedì- mercoledì-venerdì-sabato dalle 10.30 alle 19.30
lunedì-giovedì-domenica chiuso
Dall’1 novembre:
lunedì-domenica chiuso
martedì- mercoledì-venerdì-sabato dalle 10.30 alle 19.30 giovedì dalle 10.30 alle 12.30
Gli Who hanno ancora molto da dire, oggi. Non solo con le loro reunion e con le versioni deluxe dei capolavori del passato, ma perché le nuove generazioni stanno scoprendo sempre più il valore delle loro opere.
La rivista americana Rolling Stones scrisse che “gli Who formano, con i Beatles e i Rolling Stones, la trinità del rock“. In 60 anni la band britannica guidata dal compositore e chitarrista Pete Townshend ha cavalcato la sottocultura mod, definito per la prima volta il genere rock opera con Tommy e Quadrophenia e tenuto concerti incredibili – fino al recente tour che ha toccato anche l’Italia con Firenze.
Le canzoni di Pete Townshend, grazie all’interpretazione vocale di Roger Daltrey e alla sezione ritmica più energica della storia, hanno dato voce, più di ogni altra band, alla rabbia e alla disperazione del mondo giovanile. Da “My Generation” a “My Generations”, come suggerisce il racconto di Marco e Gabriele Zatterin, due tra gli autori che hanno contribuito con immagini e scritti a questa iniziativa. Tra loro c’è anche il fotografo e regista Francesco Cabras, che sarà protagonista, insieme ai Zatterin e a Bagarotti, di alcuni incontri d’approfondimento non solo musicale, ma sull’impatto artistico e visuale che il gruppo ha avuto nella cultura e nella società degli anni Sessanta e Settanta in particolare. Sono in programma visite guidate e iniziative collaterali con ospiti speciali, le cui date saranno annunciate in futuro.
Parte oggi la ventunesima edizione del Multiculturita Summer Festival, rassegna organizzata dall’associazione Multiculturita, questa sera live Simona Molinari e domani attesissimo Dardust. Qui l’intervista del nostro Carlo Chicco.
Il festival, come già annunciato, offre anche gli spazi del Multiculturita Village, nell’area antistante il Sagrato della Basilica Pontificia di Santa Maria del Pozzo, dove sarà possibile degustare prelibatezze gastronomiche pugliesi e birre artigianali ascoltando ottima musica.
Dopo il concerto di Simona Molinari, venerdì21 luglio sarà la volta dell’attesissima performance di Dardust, pianista tra i più ascoltati al mondo della nuova generazione, compositore e produttore dei più grandi successi degli ultimi anni con un palmarès di oltre 70 dischi di Platino e oltre 500 milioni di streams. Dardust è Dario Faini, pianista italiano tra i più ascoltati al mondo della nuova generazione. La sua musica ha accompagnato eventi di richiamo internazionale come il Superbowl, l’NBA All Star Game, il Keynote Apple e il Flag Handover nella Cerimonia di Chiusura dei Giochi Olimpici di Beijing 2022, solo per citarne alcuni. Autore e produttore d’eccezione, ha firmato numerosi grandi successi per artisti come Marco Mengoni, Emma Marrone, Alessandra Amoroso, The Giornalisti, Elisa, Elodie, Madame, Noemi, la Rappresentante di Lista, Mahmood, Lazza etc. vantando così un palmarès di oltre 70 dischi di Platino e oltre 500 milioni di streams.
Nell’estate del 2022 è Maestro Concertatore della speciale 25esima edizione Notte della Taranta di Melpignano in Puglia. Nella primavera del 2023 Dardust parte per il suo Duality Tour, tournée che tocca le principali città italiane e capitali europee portando in scena questa dualità in due atti, attraverso un’esperienza live multidimensionale e unica, con effetti visivi spettacolari: un primo atto in piano solo con una costruzione teatrale, tra le pareti di un interno giapponese e l’avvicendarsi delle quattro stagioni. Il secondo con l’elettronica al centro e un paesaggio dinamico e unico sullo sfondo, tra visual, manga e ispirazioni che corrono dall’omaggio a Miyazaki a Ryūichi Sakamoto, fino alla metafora del Kintsugi.
Si chiama Next Generation Award ed è un premio rivolto a giovani musicisti pugliesi, singoli o in band composte da massimo 5 componenti, tutti aventi un’età compresa tra i 18 e i 29 anni. Il Premio è promosso dal Teatro Pubblico Pugliese nell’ambito del progetto Hermes e finanziato dal Programma Interreg V-A Greece Italy 2014 – 2020.
Il vincitore sarà premiato con la produzione di un E. P., e con il suo posizionamento nei canali della distribuzione digitale, nonché con la produzione di un cd e con un concerto che sarà organizzato al Teatro Sociale di Fasano, città capofila del progetto HERMES.
Per concorrere al Premio, è prevista la partecipazione ad un percorso di accompagnamento che ha l’obiettivo di rafforzare le competenze dei giovani musicisti nella scrittura musicale, nell’interpretazione ed espressione scenica e nella competenza musicale.
Il percorso, proposto dall’Ass. GRIDO aps, si svolgerà in Puglia entro il mese di Giugno 2023 e sarà condotto da: Francesco Occhiofino, in arte Reverendo – Compositore, autore, musicista; Carlo Chicco – giornalista, DJ, conduttore radiofonico; Piero Garone, discografico della Garone Records.
Gli artisti interessati a partecipare al Percorso e quindi concorrere al Premio potranno inviare la propria candidatura entro e non oltre le ore 18:00 del 4 Maggio 2023 all’indirizzo tpp@pec.it compilando la modulistica disponibile insieme all’Avviso nell’apposita sezione https://archivio.teatropubblicopugliese.it/amministrazione_trasparente.php
Oltre ai documenti richiesti, gli artisti dovranno indicare siti web e/o link web dove poter ascoltare nr. 03 brani da essi stessi scritti, eseguiti ed interpretati.
Una volta conclusa la call per le candidature, gli artisti selezionati saranno invitati ad esibirsi in una audizione live, durante la quale potranno eseguire i tre brani presentati insieme alla candidatura in un tempo massimo di 15 minuti ciascuno. Le audizioni si terranno il 12 Maggio dalle 20:00 alle 00:00 al “Crossroads” a Bari.
Intervista con Eugenio ospite di Carlo Chicco in Avantpop, in occasione della loro tappa pugliese al Demodè Club per festaggiare 10 anni di carriera.
“Dieci anni fa siamo partiti dalla strada e ci ritroveremo a festeggiare il compleanno in giro per tutta l’Italia. È bello vedere che continuiate a chiederci se siamo per per le vie di Torino a suonare, noi ogni tanto ci torniamo e tornano i ricordi di giornate passate al gelo a intonare i nostri primi brani” – una piccola preview dell’essenza di questi 4 artisti, uniti dalla voglia di far musica e trasmettere emozioni.
Dalla strada ai loro 10 anni di carriera: la band “Eugenio in Via Di Gioia” festeggia il suo decimo compleanno in giro per l’Italia e il 25 marzo fa tappa al Demodè Club per un live che si prospetta magico, soprattutto per chi li segue dagli albori del loro percorso musicale. Proprio ieri, 22 marzo, è partito il loro “10 Anni Tour“, 8 date nei club della penisola, con Torino e Bologna già sold out in prevendita. La band incontrerà tutti coloro che in questi anni li hanno accompagnati: dagli esordi con il Premio Buscaglione fino al Premio della Critica Mia Martini al Festival di Sanremo, dal primo album “Lorenzo Federici” fino a “Amore e Rivoluzione” uscito nel 2022.
Tutte le 8 date
22 MARZO – VENARIA REALE (TO) – TEATRO CONCORDIA – Sold Out 25 MARZO – BARI – DEMODÈ 26 MARZO – NAPOLI – DUEL 30 MARZO – BOLOGNA – ESTRAGON – Sold Out 1 APRILE – SENIGALLIA – MAMAMIA 4 APRILE – CIAMPINO (ROMA) – ORION 5 APRILE – PADOVA – HALL 6 APRILE – MILANO – ALCATRAZ
Con i Nu Genea ci eravamo già incrociati in tempi meno sospetti quando il loro nome era ancora Nu Guinea, “Nuova Napoli” e poi ancora il progetto Napoli Segreta. Ci siamo visti nuovamente la passata estate, durante il loro tour folgorante di “Bar Mediterraneo”, un successo che ha visto la band napoletana imporsi sul mercato discografico internazionale.
I Nu Genea sono diventati ormai un fenomeno, così come il loro suono ed il loro “linguaggio”. Non solo i portabandiera di una musicalità che vuole consacrare la napoli dei settanta ottanta, intrecciata con il jazz, il funk, il clubbing e la musica africana. Non ci sono limiti all’ispirazione, alle contaminazioni, tutto viene spontaneo e ogni nuovo ascolto si trasforma in una nuova idea, ed in questo bisogna ammetterlo sono stati molto bravi. Il “fenomeno” non smette di crescere e siamo tutti in attesa del prossimo disco. Nel back stage del Demodè Club abbiamo fatto due chiacchiere con Lucio Aquilina che insieme a Massimo Di Lena fanno, appunto, i Nu Genea.
Ci eravamo incontrati in occasione del primo disco, da allora sono cambiate tante cose, ma mi sembra che non sia cambiata quella spontaneità iniziale anche se, dopo l’incontro della scorsa estate, al Locus, mi siete sembrati ancora stupiti del successo internazionale che ha avuto il nuovo disco “Bar Mediterraneo”. Come avete vissuto questo passaggio importante? Questo stupore ci è rimasto ancora, ma spero ci resti per tutta la nostra carriera, perché smettere di stupirsi significa che dai qualcosa per scontato e poi cade tutto il castello. È stata una crescita abbastanza lenta, piccoli passi, ed ogni volta ci fa sorridere perché questo è un progetto dove non puntiamo molto sulla comunicazione, sulle classiche sponsorizzazioni, è un progetto che si è diffuso per il passaparola, ad oggi io non ho ancora capito bene e stiamo indagando (nrd ride) per capire come mai abbiamo raggiunto numeri così elevati e importanti, ma ovviamente mi fa piacere. Come lo abbiamo affrontato poi è una bella domanda a cui non so rispondere esattamente, perché noi andiamo per la nostra strada se poi le cose accadono siamo contenti ma non c’è stato un nostro sforzo per raggiungere il successo e quindi da qui lo stupore, che si palesa ad ogni concerto che facciamo, lo stupore che ci fa capire che stiamo facendo bene. Noi siamo più o meno sempre gli stessi, non siamo cambiati.
Sul suono dei Nu Genea si è parlato tanto, Napoli, la ricerca dei vinili, tanto ascolto e scoperta sonora, l’Africa, tante fonti di ispirazione insomma che però hanno guardato soprattutto al passato, ma nel futuro della band cosa c’è? Nel futuro c’è sempre il passato perché fa parte del nostro processo di scoperta musicale e sicuramente fonte di ispirazione e su questo io e Massimo siamo della stessa idea, è una cosa che arriva se sei pronto ad accoglierla e soprattutto se hai ascoltato tante cose del passato che spesso aiutano anche a “tizzare” questa ispirazione, perché se non hai stimoli è difficile che ti venga un’idea. Invece per noi è la fase che continua ad essere fondamentale nella nostra vita, cioè ascoltare più musica possibile scoprire nuove cose anche artisti minori per esempio, noi siamo specializzati in artisti minori, quei connubi che sono nati per esempio da quel chitarrista sconosciuto che però ha provato quella cosa particolare e così parte tutto, la scoperta è fondamentale.
Sicuramente oltre al passato effettivamente siete molto attenti anche a quello che vi accade intorno, è bello prendere ispirazione da tutte queste cose. Invece parlando del linguaggio dei Nu Genea, anche qui una mescolanza di suoni e nazionalità, il napoletano che si intreccia con l’africano ed il francese tanto da non distinguere più la differenza, potremmo persino dire che avete coniato “una nuova lingua, una lingua alla Nu Genea” Si questo è il bello del napoletano (nrd ride) che è abbastanza duttile tanto da far sembrare un brano del Ghana come può essere “Tienatè”, che ha un tipo di flow particolare, da alcuni è visto come brano brasiliano altri ci vedono il centro Africa, alcune melodie o alcuni modi di cantare, come “Marechià” che è francese napoletano ma non te ne accorgi quando si passa da una lingua all’altra, ma perché il francese è nel napoletano, senza entrare nel merito o nella diatriba, alcuni la chiamano lingua, altri dialetto, per noi è ispirante perché si può giocare con le lingue ed i suoni, prendere qua e là ed avere un suono nostro che non è riconducibile ne là e ne qua.
A questo punto la conditio sine qua non è essere napoletani, cioè l’appartenenza è alla base del progetto, se voi non foste napoletani allora il progetto non esisterebbe Beh effettivamente, noi abbiamo avuto una grande fortuna che non tutti hanno perché abbiamo un patrimonio culturale importante, è chiaro che bisogna valorizzarlo, noi portiamo avanti la nostra cultura e cercare di mescolarla con altre. Di base partiamo con un bagaglio che non è farina del nostro sacco ma abbiamo avuto la fortuna di ereditarla e vogliano promuoverla il più possibile per chi non la conoscesse, soprattutto all’estero per esempio e questo ci fa molto piacere.
Il vostro rapporto con la Puglia? Siete venuti qui spesso e avete un pubblico enorme che vi segue da sempre Si la Puglia è una delle regioni più calde, si dai primi concerti di Nuova Napoli c’è stato un riscontro importante, ricordo ad Ostuni per esempio non ci aspettavamo questa calca c’era gente anche oltre le transenne che stava li fuori ad urlare, è stato incredibile, ma anche la data all’Anchecinema o le due al Locus sono state incredibili. La Puglia è speciale, c’è anche un feeling particolare, una vicinanza o “cugginanza” no? Voi fate la burrata noi facciamo la mozzarella, quando facciamo noi la burrata ci criticate quando fate voi la mozzarella vi critichiamo noi, però ci vogliamo bene!!
Intervista con Mauro Ermanno Giovanardi, che torna su RKO ospite di Carlo Chicco per parlare di una nuova uscita discografica, tributo a Pier Paolo Pasolini, ma c’è spazio anche per una grande novità che farà impazzire tutti i fan dei La Crus.
E’ disponibile da oggi, nei migliori store online e negozi di dischi, il vinile 45 giri di Mauro Ermanno Giovanardi “Cosa Resterà”, personale omaggio del fondatore dei La Crus a Pier Paolo Pasolini.
Il vinile da collezione stampato in sole 300 copie numerate ed autografate dall’artista, vede sul Lato A l’inedito scritto da Giovanardi insieme a Maria Pia Leziroli “Cosa resterà”, mentre sul Lato B è incisa la sua rivisitazione di “Una storia sbagliata”, brano composto da Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola originariamente dedicato proprio a Pier Paolo Pasolini. Il progetto è pubblicato da Vrec Music Label con distribuzione Audioglobe.
LATO A: L’inedito “Cosa Resterà”, disponibile anche negli store digitali e piattaforme streaming, è nato per accompagnare il cortometraggio realizzato da MonicaGiordano dal titolo originale “Tu sei bello come una stella” già online, interamente in stop-motion e dedicato a Pier Paolo Pasolini. “Cosa resterà” è stato prodotto da Giovanardi e Leziroli, arrangiato e registrato da Max Zanotti, mixato da LeleBattista e masterizzato da GiovanniVersari.
LATO B: “Una storia sbagliata” è la cover rarità incisa sul Lato B del 45 giri e non sarà pubblicata negli store digitali. Il brano «è spesso incluso nei miei spettacoli dal vivo – afferma Giovanardi – ed è stato naturale inciderla per impreziosire il progetto che è uscito tra il 2 novembre ed il 5 marzo, date simbolo di scomparsa e nascita di Pasolini, uno degli autori più influenti della cultura italiana la fine di un’epoca e la nascita dell’omologazione culturale ed economica» “Una storia sbagliata” interpretato da Giovanardi con Marco Causino alla chitarra acustica, è stato prodotto da Giovanardi e Leziroli, arrangiato da Giovanardi, Causino e Lele Battista, registrato da Lele Battista e masterizzato da Giovanni Versari.
L’artwork di copertina è una foto di IleniaCostantino estratta dal cortometraggio in stop-motion “Tu sei bello come una stella” di Monica Giordano.
Nato a Monza il 3 maggio del 1962, Mauro Ermanno Giovanardi è cantautore raffinato e poliedrico, da più di 20 anni sulla scena musicale italiana come autore, interprete, performer, produttore discografico e direttore artistico di prestigiosi festival di musica e letteratura. Tra i creatori della scena underground in Italia, fonda nel 1993 i La Crus, band dirompente che cambia le regole della musica alternativa italiana. Solista dal 2007, i suoi lavori sono espressioni di ricerca di atmosfere sempre diverse eppure accomunate da un’impronta inconfondibile e sincera, libera di muoversi fra il rock, il pop, la tradizione cantautorale italiana e spettacoli di teatro canzone. Quattro volte Targa Tenco. Ha realizzato 3 album con la band The Carnival Of Fools, 8 album con i La Crus e 5 come artista solista.