“Andare via” il nuovo album di Massimo Zamboni che non troverete nei negozi. Qui la nostra intervista.

Massimo Zamboni nuovamente ospite su RKO per parlare del suo ultimo album, “Andare via”, che non uscirà e neppure sarà distribuito! Sarà disponibile ai concerti o sul sito Rizosfera  https://rizosfera.org/shop/tn2024/cd/. La collaborazione con Radiotelevisione Svizzera per questa serie di canzoni sulla tematica dell’emigrazione, sia fisica che esistenziale, rappresenta un’opportunità unica per esplorare le complesse sfaccettature legate alla partenza, allo sradicamento e alla ricerca di una nuova identità. La presentazione intima del disco, avvenuta nello Studio 2 della RSI a Lugano-Besso, aggiunge un tocco speciale, evidenziando il legame profondo tra l’artista e il luogo che ha ispirato la creazione di queste opere.

“A febbraio 2023 siamo stati invitati da RSI Radiotelevisione Svizzera presso gli studi di Lugano per registrare una serie di canzoni che avessero come tema di fondo l’emigrazione, con l’intento di diffonderle presso le numerose comunità italiane residenti all’estero, proponendo loro una serie di pensieri musicati sul significato della partenza, dello sradicamento, della nuova appartenenza, del linguaggio. Andare via è il risultato di quelle giornate”.

Massimo Zamboni, con il suo lavoro sia letterario che musicale, continua a sondare le profondità dell’esperienza umana, offrendo una riflessione intima sul concetto di patria e appartenenza. Attraverso la musica popolare, egli apre le porte verso mondi nuovi, offrendo una via per esplorare e comprendere le complesse dinamiche della vita moderna, specialmente per le giovani generazioni che si trovano a navigare tra diverse culture e lingue.

Gli artisti che accompagnano Zamboni nel suo viaggio musicale sono veri complici del progetto, contribuendo con la loro sensibilità e maestria tecnica a dare vita alle varie sfumature delle canzoni. L’intesa tra Zamboni e la sua band si manifesta chiaramente, come dimostra la reinterpretazione di “Vedrai com’è bello” di Gualtiero Bertelli, dove ogni strumento contribuisce a creare un’atmosfera coinvolgente e attuale.

In questo contesto, brani come “Ora Ancora” diventano veicoli potenti di emozioni e riflessioni, grazie alla tensione della chitarra di Erik Montanari e al ricco tessuto sonoro delle tastiere di Cristiano Roversi. Anche il contributo preciso del vibrafono e delle percussioni di Simone Beneventi aggiunge profondità e vitalità alle composizioni, trasportando l’ascoltatore in un viaggio emozionale attraverso i temi dell’emigrazione e dell’identità.

“Andare via. Per una conoscenza approfondita della genealogia familiare, so per certo che nessuno di noi è mai partito per non ritornare . Nessuno ha dovuto cercare fortuna o quantomeno un minimo benessere in paesi lontani, recidendo rapporti, condannandosi a un ritorno al tempo di festa o in occasione di elezioni politiche, ultimo spiraglio di appartenenza. Una situazione di privilegio, certamente, che a tutti ha consentito di non dover cominciare da capo il lavoro delle moltitudini precedenti. L’accento non è sulla fortuna economica, sempre variabile, impennata all’insù e all’ingiù, quanto sulla fortuna esistenziale, quella che trova il proprio futuro nutrendosi attraverso radici territoriali solide. Eppure gli uomini si muovono. Vanno via. Traslocano, viaggiano, scappano, si mettono in salvo, ricominciano continuamente e da sempre. La lingua materna rimane in loro, per lungo tempo; la cultura – che è cucina, paesaggio esterno e interiore, spirito, pelle, carattere – rimane. È per salvaguardare questi residui che ci si ritrova tra connazionali altrove, in un affratellamento che il Paese originario non avrebbe garantito con eguale portata. È una patria traslocata quella che si va a costituire.
Paradossalmente sono proprio le ultime generazioni – mediamente benestanti, acculturate, plurilingue – a dovere immaginare una vita oltre frontiera. Nessuna miniera li attende, nessun cantiere edile, nessuna ferrovia da costruire, nessuna foresta da sradicare. Una manodopera senza mani e molto cervello
che reclama attenzione e livelli di vita e di lavoro adeguati alla competenza acquisita.
Un mondo luccicante sorride oltre cortina, ed è più che lecito accarezzare la voglia di andarsene da un Paese ammalato e irriconoscente come il nostro. Una parte ce la farà, inserendosi ottimamente nelle nuove comunità di destinazione; una parte no, continuerà a vagolare tra i continenti in cerca di una
considerazione che non è garantita. E si ritorna, e si riparte, e di nuovo si va via”

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