Il nuovo album di Amerigo Verardi si chiama “Un sogno di Maila”, un disco ispirato e fuori dal tempo, dove affiorano tutte le intuizioni sonore del noto artista brindisino. Ecco la chiacchierata fatta con Carlo Chicco su Avantpop.
Con “Un sogno di Maila”, in uscita il prossimo 12 febbraio 2021 per ThePrisonerRecords, Amerigo Verardi, nome storico della scena alternative psycho rock Italiana,tocca oggi un ulteriore picco di creatività che dà seguito al precedente doppio album “Hippie Dixit”, pubblicato nel 2016 e da molti indicato come uno degli dischi italiani più belli degli ultimi anni. Un nuovo album che sorprende sotto ogni punto di vista; un magico caleidoscopio di idee, di parole e di suoni che lascia letteralmente incantati fra i bagliori delle sue infinite sfaccettature.
Si tratta sostanzialmente di un conceptalbum che ruota intorno all’elemento centrale del sogno, utilizzando come filo conduttore la vita del personaggio femminile di Maila. Una vita che viene ripercorsa nelle sue varie fasi (provenienza da una vita precedente, nascita, infanzia, adolescenza, maturità, morte, proiezione verso una nuova vita), in una sequenza di esperienze personali, di sensazioni e di sogni, fantasiosamente tradotti in musica e parole. Ogni elemento di questo lavoro contribuisce a creare un’atmosfera fortemente onirica e ricca di reminiscenze, come se l’autore avesse riscoperto e dischiuso il baule dei ricordi di un’intera vita. Non è chiaro, infatti, il confine narrativo che separa il racconto su Maila da quello autobiografico.
Musicalmente, “Un sogno di Maila” esprime un suono ricco, vitale e totalmente eclettico, di difficile catalogazione. Pur con una precisa identità artistica che lega il tutto con grande naturalezza, Verardi viaggia a metà strada fra il cantautorato più stralunato (il SydBarrett solista, Julian Copedi “World shutyourmouth”, e poi Franco Battiato, Kevin Ayers, Claudio Rocchi…) e il pop/rock di attitudine più sperimentale e psichedelica (i Beatles di “Revolver” e “SgtPepper”, i Beach Boys di “Pet sounds” e “Smiley smile”, i Pink Floyd di “Ummagumma”, i PopolVuh…).
Quindici brani e alcuni intermezzi, per 77 minuti totali di musica che nella versione in cd sono racchiusi in un’unica traccia (!) dotata di un libretto e un packaging che già da soli fanno pensare ad una piccola opera d’arte, mentre nella versione in doppio vinile si dividono in quattro facciate senza solchi di separazione fra i brani: una precisa indicazione di ascolto quindi, un “forte” suggerimento a non frammentarlo per godere appieno di una storia che ha un’evoluzione emozionante, un vero e proprio flusso di coscienza sonora. L’opportunità che offre l’artista è quella di riapropriarcidello spazio e del tempo e di goderne. Resta comunque una scelta coraggiosa da parte del musicista brindisino, un gesto perfettamente in linea con il suo percorso genuinamente “alternativo”, sempre in crescendo dal 1987 ad oggi.

Ciao Amerigo come stai? Bello risentirti e tornare a parlare di musica con te. In qualche modo sei uno dei nostri musicisti più longevi e raffinati, sia nella composizione che nella scrittura. “Un sogno di Maila” è il tuo nuovo disco, un disco lungo direi, quando è nata l’idea dell’album e cosa ti ha ispirato
Si dura 77 minuti!! Fondamentalmente il disco è nato nel 2019, quindi ci ho messo un anno e mezzo circa per scriverlo e registrarlo, attualmente la mia maniera di scrivere, di comporre musica, si abbraccia allo stesso tempo con quello che è il mezzo digitale, per cui utilizzo i software contemporaneamente all’atto compositivo. Rispetto al passato in cui ho sempre scritto le canzoni prima e poi le portavo in studio, qui invece le canzoni nascevano e venivano registrate in tempo reale, quindi è un progetto molto particolare e che nasce da diversissime suggestioni, non è un progetto nato a tavolino ovviamente, diciamo che questa idea del “concept album” attorno alla vita di questa ragazza è nato stradafacendo man mano che le cose venivano fuori senza nulla di preordinato, si è composto da solo mettiamola così
Effettivamente il disco mi è sembrato molto ispirato, ascoltandolo ho piacevolmente constatato che non hai perso la tua vena compositiva, il sound raccoglie in qualche modo la tua passata esperienza ma con nuove aperture. Suoni retrò ma anche d’oltremanica seppur con il cantato in italiano, c’è la psichedelia , i sixties, Lennon, ci sento Barret, gli Stones, Bowie ma anche Battisti. In questo lavoro a livello di evoluzione musicale hai sviluppato qualcosa di diverso rispetto a quello che hai già fatto
La cosa particolare che l’album, guardando anche la vita di questa ragazza (la protagonista del disco), va anche a scandagliare quelle che sono le sue esperienze post nascita diciamo, perché c’è anche la nascita, cioè il viaggio che arriva dalla sua vita precedente, poi c’è l’infanzia, c’è la fanciullezza e poi l’adolescenza e questo normalmente mi ha portato delle cose che facevano parte anche della mia infanzia, della mia fanciullezza e della mia adolescenza. Ci tengo a sottolineare che scrivendo e registrando venivano fuori delle melodie, venivano fuori delle canzoni che in qualche modo raccoglievano quello che è stato tutto il mio background musicale, quella che è stata la musica con la quale sono cresciuto praticamente, in più ovviamente le nuove influenze, quindi questo mi ha fatto pensare che non stavo facendo un atto di ricognizione così fine a se stesso, ma stavo proprio andando a cercare qualcosa in particolare che rappresentava più la vita, più il vissuto di una persona, che non stilisticamente quello che gli piaceva o non gli piaceva. Quindi è stato proprio questo materiale, che veniva fuori attraverso questa scrittura automatica quasi, che mi ha suggerito quello che mi stava succedendo praticamente, cioè stavo andando a recuperare cose del mio passato, credo anche che sia una attitudine normale di una persona di 50 anni, può accadere questo
Mi stavi raccontando del fil rouge che unisce i brani del disco, invece qual è la storia del singolo “Due Foglie”che hai fatto uscire anticipando l’album, e se mi posso permettere il video è molto bello, molto intenso, credo che Chiara Chemi sia stata molto brava nel realizzarlo
Si lei è un’altra sensibilità eccezionale, non a caso anche lei è una donna, perché l’album gira molto intorno alla figura femminile, alla sensibilità femminile. È una cosa della quale ho imparato a sposare la grazia ed il sentire, in qualche modo mi è piaciuto enormemente avvicinarmi a questo tipo di sensibilità ancora di più che in passato, non che non l’abbia fatto tempo fa anzi, però Chiara è una ragazza giovanissima, credo abbia 23 anni, geniale tra l’altro, non è solo una ragazza sensibile è proprio geniale, ha prodotto il video anche di “Due Sicilie” del mio album precedente “Hippie Dixit”, anche quello è un video straordinario secondo me e lì Chiara era ancora più giovane, perché stiamo parlando più di due anni fa. Quindi mi piace anche affiancarmi con quello che faccio a persone che hanno questa grazia, questo sentire molto sensibile e molto affine al mio

Infatti mi è sembrato molto in linea con quello che hai composto, ma volendo aprire una piccola parentesi al di fuori del disco, perché è stato pubblicato da poco un cofanetto degli Allison Run, la tua band storica, voi eravate a Bologna in quel periodo, tu Alessandro Saviozzi e Mimo Rash. Cosa porti con te ancora oggi, cosa ricordi di quel periodo, che cosa hanno rappresentato gli Allison Run per te
Sicuramente è il mio primo progetto importante e quello attraverso il quale sono cresciuto, ma non sono cresciuto attraverso quella band, sono cresciuto con quelle persone, perché hai nominato proprio quelle persone, che essendo cinque anni più grandi di me ed io ne avevo 17, 18 anni, quella è una differenza che pesa molto. Per me erano dei fratelli maggiori, in quel frangente sono stati i miei mentori, mi hanno concesso veramente la possibilità di crescere attraverso l’entusiasmo, sentendomi gratificato da quella che era la loro considerazione del mio acerbissimo modo di scrivere, perché chiaramente erano le mie prime esperienze a livello di composizione, però loro mi davano la carica, non mi smontavano, anzi mi aiutavano veramente a diventare più bravo e questa è stata una esperienza di amicizia e di musica irripetibile. È stato un progetto magico che si è svolto con una vicinanza, con una fratellanza, con un sentire la musica, con un vivere la musica diverso da qualsiasi altra band che io abbia mai conosciuto all’epoca, non solo a Bologna ma anche altrove. Avevamo un approccio così unico, così giocoso, sperimentale e totalmente privo di interessi speculativi di alcun genere, veramente un unicum direi, una cosa che per certi versi mi sono portato con me tutta la vita come se fosse stato un marchio per me, un marchio che porto con me con grande gioia perché mi ha consentito di rimanere quel fanciullo che ero, un po’ naif e questo forse spiega quello che dicevi tu, che non ho perso quella vena compositiva, non ho perso quell’attitudine e questo aiuta molto a trovare quella vena, mi basta alzare le antenne per carpire cose dall’esterno. Era quello che mi accadeva tra l’83 e l’85 e mi succede ancora oggi
Di progetti poi a seguire ce ne sono stati altri, come i Lula o i Lotus o il lavoro con Marco Ancona, tra “Hippie Dixit” e questo nuovo lavoro cosa c’è stato
Sicuramente c’è stato un tour che ho portato avanti per due anni che ha implicato tanti impegni, impegni che ti spezzano qualsiasi idea progettuale di lavoro, quindi in quei due anni non ho scritto praticamente niente e mi sono solo impegnato a portare in giro questo album con l’Hippie Quartet ed Isabella Benone, Alessandro Muscillo e Dino Semeraro, abbiamo fatto tanti bei concerti tra l’altro. Invece nel periodo appena successivo e sto parlando del 2019 fino all’estate del 2020, in cui ho di fatto terminato le registrazioni di “Un sogno di Maila”, sono stato molto concentrato su questo progetto, anche perché come ti dicevo non avevo proprio nulla in testa, mi sono messo li con la mente sgombra, puramente ricettiva più che altro. Quello che penso ancora oggi del mio modo di fare musica è che sono un semplice canale attraverso il quale fluiscono e passano suoni e idee, messaggi, parole, visioni, ed io cerco semplicemente di trasferirli su di un altro piano cercando di non sporcarli, sporcarli il meno possibile, anzi di renderli gestibili in qualche modo anche da chi non ha una familiarità con un certo tipo di pensiero, con un certo tipo di sensibilità o di attitudine proprio all’ascolto, è la mia funzione la ritengo molto più importante del mio puro e semplice essere un musicista.
Il mondo della musica è cambiato tanto nel tempo, è cambiata la diffusione della musica, la fruizione, ci sono molte più possibilità di raggiungerla ma anche molta più confusione. Tutto si gioca bene o male sul web (anche se a noi oggi mancano tanto i live!) Tu che fai parte della “vecchia guardia” , mi hai sempre detto che tu preferisci vivere il presente e poco la nostalgia del passato, come vivi questo cambiamento, il tuo rapporto con i social o con il web in generale, e se reputi queste possibilità utili per la promozione di un artista
Io utilizzo e cerco veramente di utilizzare al meglio possibile i social senza usarli con la cafonaggine che spesso impera, l’ignoranza per mancanza di strutture altre che derivano forse da una educazione personale o semplicemente da un passato meno ingombro di questo tipo di messaggi, ma detto questo hai detto bene che io vivo il presente in maniera intensa ma perché cerco di considerare il presente così come considero il passato il presente dell’epoca. Non è che 30 anni fa o 50 anni fa, anzi mi proietto ancora più indietro all’estate dell’amore degli hippies, che era un fenomeno che mandava nel pallone intere generazioni che adesso hanno la nostra età, cioè nel senso che noi oggi abbiamo l’età di quelle generazioni che erano spaventate da quel movimento dei Figli dei Fiori o dai Rolling Stones, quei teppisti ci stanno facendo saltare tutti i valori! Ma questo è un circolo vizioso che si ricrea ad ogni ricambio generazionale, quindi non è che io mi sorprenda più di tanto, bisogna considerare il presente dal punto di vista del giovane d’oggi che vive il presente e per il quale ovviamente le cose che hai detto tu non può considerarle come un cinquantenne, le considera come una persona che è nata e vissuta con queste cose insieme a questi cambiamenti, non gli reputa qualcosa di anomalo e non ci deve fare la guerra semplicemente li utilizza. Io credo sia una corso naturale delle cose non ci si può scandalizzare troppo e bisogna imparare a gestirle le cose al meglio possibile. Tra figli dei fiori c’erano quelli che si scoppiavano di acidi e sono impazziti da qualche parte e non si sono più ritrovati e poi c’era gente che ha realmente cambiato la nostra cultura cambiandola in meglio, aprendo veramente le nostre menti, quindi questi Ying e Yang ci sono in tutte le culture e credo che dobbiamo esercitarci sempre a vederne entrambi i lati
Ascoltando alcuni dischi, per esempio quello di Bianconi o Cristiano Godano, mi sembra che la musica stia andando in direzioni diverse, da una parte non si è persa quella introspezione ed impegno a cui eravamo abituati, dall’altra c’è un appiattimento che rende molte produzioni tutte uguali. Poi ovviamente ci sono le dovute eccezioni. Malgrado la tua produzione si confronti probabilmente più con l’estero, cosa pensi di quello che sta accadendo nella nuova scena nazionale
Io trovo sicuramente più noioso ascoltare i musicisti della mia generazione piuttosto che qualcosa dei venticinquenni o dei trentenni che almeno mi danno stimoli nuovi per pensare! Perché magari nei 50enni mi ritrovo già abbastanza bene e poi magari non li condivido neppure, non condivido certe pesantezze che si portano dietro, ecco questa è una cosa che non mi piace dei musicisti della mia generazione quando diventano troppo pensanti e autolesionisti e finiscono per ledere me e la mia pazienza. Invece trovo sempre molto più interessante ascoltare anche nuove forme musicali, che per alcuni sono un insulto alla musica, ma per me le cose non stanno così e mi riferisco anche in generale all’Hip Hop, al Rap o la Trap. Anche qui bisogna dire che ci sono dei fuori classe assoluti così come ci sono anche dei musicisti mediocri come in tutti i generi musicali, quindi non starei qui tanto a tirare le conclusioni su quelli che sono i peggiori rappresentanti di questi generi musicali piuttosto ragionerei su quelli che lo fanno con i contro cazzi, se mi permettete il termine, e sono non pochi ed è quello che mi interessa, perché sento una forza, sento un’energia, sento una necessità assoluta e quella pesantezza che invece mi piace è quella del vivere quotidiano, la fatica che si fa a vivere con la propria realtà, dal ghetto, magari dal quale si sta uscendo da una vita abbastanza miserabile, per certi versi non sono tutti figli di papà, spesso sono ragazzi che hanno avuto una infanzia difficile vivendo in famiglie complicate, immigrati, stiamo parlando di cose che sono assolutamente da prendere con le molle, da considerare con grande rispetto e queste sono le cose che mi interessano di più, mi interessa Salmo, mi interessa il primo Ghali, mi interessa anche un mio mezzo conterraneo che si chiama Laioung che ha fatto delle cose molto forti, un album che si chiama “Veni Vidi Vici” se non sbaglio, ma tante altre cose. Ecco mi interessa più ascoltare questo che i “miei amici”, i miei colleghi della mia età, che non sempre hanno delle cose per me in testa da dire, se non da amico ma non necessariamente da musicista o da sociologo.
E’ bello che tu non abbia perso la curiosità per le nuove produzioni perché effettivamente c’è dell’interessante in ogni dove. Parliamo di live: Io spero di incontrarti nuovamente dal vivo, magari ad uno showcase, anche tu stai aspettando il momento in cui si potrà tornare a suonare dal vivo?
Allora c’è da dire che questa pandemia mi ha spiazzato un po’, ma per un motivo diverso, perché nel 2019 prima dell’inizio di tutto ero partito con l’idea ben precisa di non portarlo in giro questo album, solo una operazione discografica, avevo l’idea di non fare nessun concerto per una scelta del tutto politica, nel senso che tutto sommato dopo tanti anni mi sono anche stancato di andare in giro con gli stessi cachet, nelle stesse modalità in cui ti fai un “mazzo iperbolico” e poi torni a casa con due castagne, ecco questo è il discorso, non credo sia giusto che io mi metta ancora a fare questo tipo di cose, quindi avevo deciso di non fare concerti e la pandemia mi ha impedito di fare questo bellissimo discorso politico (ride) perché poi non ha suonato veramente nessuno, però mentre gli altri dicono che sono tristi, soprattutto chi ci lavora, io non lavoravo con i concerti, lo facevo solo da una parte per il piacere di farlo e dall’altra per, comunque, promuovere un disco, non sono nelle condizioni di chi ha subito questo contraccolpo. Non la vedo come una cosa che mi ha turbato particolarmente, il fatto di non poter suonare in questo periodo mi dispiace per gli altri soprattutto, per quelli che lo vogliono fare e quelli che riescono anche a guadagnarci da questo lavoro