Venerdì 14 agosto, vigilia di Ferragosto per tutti ma soprattutto serata imperdibile dell’edizione 2020 del Locus Festival per molti. Un barlume sonoro di ritorno alla “normalità” per chi ama la musica dal vivo, certa musica dal vivo in particolare, e una boccata di ossigeno in un’estate che si sta rivelando asfittica per i noti motivi di cui si è tanto parlato negli ultimi mesi.

Grazie alla prudenza adottata in primavera la Puglia si è dimostrata tra le poche regioni d’Italia a potersi permettere un manipolo di tenaci festival estivi, tra cui questa “Limited Edition” del noto Locus. Cancellata la ricca programmazione presentata tempo addietro, il festival ha riadattato cast, location, generi musicali e modalità di fruizione alle nuove condizioni imposte e dal buon senso e dai decreti governativi, mantenendo un profilo di qualità e una varietà di proposte che non ha lasciato scontento nessuno, a partire dai due emozionanti live di Niccolò Fabi e Vinicio Capossela nel paesaggio ultraterreno degli scavi di Egnazia per poi proseguire con la programmazione delle 6 serate a Locorotondo, tutte andate sold-out.
Ad ospitare i live nella città bianca è stato l’inedito spazio della Masseria Ferragnano, ben nascosto dall’Istituto Agrario cittadino, che si è rivelato perfetto per quello che era richiesto a un festival in questa estate 2020: avere tanto spazio per permettere al pubblico di godere della musica con il giusto distanziamento e la giusta tranquillità. Un senso di sicurezza e tranquillità si è infatti respirato in tutte le serate del festival, sul cui palco si sono alternati Calibro 35, Venerus, Snarky Puppy, Fatoumata Diawara, Ghemon, Colapesce e Dimartino, Napoli Segreta e, nella serata che stiamo raccontando, Khalab, The Comet Is Coming e Lorenzo Senni.
Serata musicale difficile da immaginare da seduti, vista la netta tendenza al ritmo di tutti gli artisti coinvolti, ma che così è stata fruita per la maggior parte del tempo da un pubblico voglioso di farsi trasportare da una proposta musicale travolgente ma al tempo stesso prudente e rispettoso.
Dopo il dj set introduttivo (nell’accezione à la Dj Shadow di ‘entroducing’) del pugliese Think’d, il compito di aprire le “non-danze” è spettato a Khalab, ovvero il dj e speaker radiofonico Raffaele Costantino nella sua veste da producer, accompagnato dal tentacolare Tommaso Cappellato alla batteria. Ritmi afro e sonorità contemporanee per una prima parte di serata già serrata e seguita con entusiasmo dal caloroso pubblico che Costantino conosce bene, da abituè del Locus.
Il tempo di un cambio palco e di un po’ di chiacchiere a distanza di sicurezza con i tanti amici ritrovati finalmente per una sera in Valle d’Itria ed è stato già tempo del main event della nottata: sul palco The Comet Is Coming, trio non certo nuovo da queste parti ma sempre attesissimo.

Il live è un vero e proprio viaggio interstellare da seduti, reso possibile grazie all’alchimia del sax dell’imponente Shabaka, ormai considerato guru dell’uso creativo dello strumento, del drumming perfetto di Betamax e dei synth acidi di Danalogue. I brani che abbiamo imparato ad amare su disco si rivelano ancora più carichi e lisergici, in un continuo ed evidente scambio di energia tra artisti e pubblico, “legato” alle sedie come da prescrizione ma assolutamente presente e partecipe. Momenti di giubilo liberatorio per le “hit”, ammesso che si possano definire tali, “Summon The Fire”, “Lifeforce” e “Blood of the past”, rese ancora più esplosive. L’atterraggio della Cometa sul desolante paesaggio estivo pugliese e italiano si è insomma rivelato più necessario del previsto.
Per chiudere una serata così speciale e spaziale occorreva qualcosa di ancora più fuori dall’abituale, ed è quello che ha presentato sul palco Lorenzo Senni: la techno decostruita delle sue produzioni per la Warp Records, in particolare del suo ultimo “Scacco Matto”, ha spiazzato chi poteva aspettarsi più “cassa” e sfidato il pubblico a seguire il ritmo e la tensione costante di brani lavorati per sottrazione delle parti ritmiche. Lorenzo ha ancora una volta disegnato “The Shape of Trance to Come”.
Cosa rimane di questa notte di Locus? Tanta soddisfazione per live di ottimo livello, rafforzata dall’ovvia carenza di concerti, tanta stima per aver saputo organizzare tutto al meglio, tanta nostalgia per tutto quello che ci siamo già persi e per quello che ci perderemo finché non saranno trovate soluzioni sanitarie e logistiche adeguate perché la musica dal vivo non soccomba. E anche la consapevolezza che quando tutto tornerà, noi spettatori, appassionati e promotori, lontani dalle mode, dagli incassi facili, dall’ammasso informe e dalla “movida” forzata risponderemo ancora “presente”.