Podcast e Programmi
Intervista a Petra Magoni, protagonista del tributo a David Bowie con Paolo Fresu

Paolo Fresu compie 60 anni e, per festeggiare, pubblica il cofanetto P6OLO FR3SU per la propria etichetta Tǔk Music.
Di questi 60, 39 anni sono trascorsi sui palchi di tutto il mondo fino a diventare uno dei musicisti più rappresentativi del jazz italiano a livello internazionale. Ad anticipare questo lavoro, è’ uscito “Heroes”, l’omaggio di Paolo Fresu e Petra Magoni ad un grande artista come David Bowie. Ce ne parla Petra Magoni.

Il cofanetto non è una mera antologia, ma contiene due nuovi album oltre alla ristampa di un disco ormai introvabile: uno sguardo rivolto in avanti senza dimenticare mai il passato. Heroes, è un magnifico omaggio al genio di David Bowie. La scintilla da cui tutto è partito fu la commissione artistica da parte del Comune di Monsummano Terme, cittadina toscana teatro della prima apparizione in Italia di Bowie nel 1969 in occasione di un concorso canoro.

Fresu ha assemblato un gruppo di grandi ed eclettici musicisti con diverse provenienze musicali: Petra Magoni (voce), Gianluca Petrella (trombone ed elettronica), Francesco Diodati (chitarra elettrica), Francesco Ponticelli (contrabbasso e basso elettrico), e Christian Meyer (batteria) per un omaggio si rispettoso ma che guarda al futuro.

Ogni musicista ha dato il proprio contribuito anche in fase di arrangiamento dei brani in scaletta, canzoni che attraversano le molteplici fasi della sua discografia, da Let’s Dance a Rebel Rebel, conferendo ulteriore dinamicità al progetto. Il cd sarà pubblicato nella sezione Tǔk Voice. Infine Heroes è impreziosito da un’opera della fotografa Giorgia Rizzo. Originaria della provincia di Novara, Giorgia si è formata presso lo IED istituto Europeo di Design a Milano studiando fotografia, e quindi è stata protagonista di diverse mostre collettive. La sua tecnica consiste nel sovrapporre fotografie appositamente scattate a dipinti del Rinascimento ottenendo un effetto straniante

Ciao Petra come stai? Malgrado la situazione mi sembra che tu non ti sia mai fermata, la musica, il cinema, il teatro,  dove credo che tra gli ultimi spettacoli che hai fatto ci  sia stata  la “Turandò” se non sbaglio, come hai vissuto lo stop

Ciao, sto bene mi godo la primavera che sta arrivando in attesa che si possa tornare a lavorare e suonare dal vivo. Esattamente, la Turandò che è stata bloccata per la pandemia, nel primo lockdown, quello che noi abbiamo affrontato tutti con grande senso di responsabilità, con grande senso di collettività, era una cosa condivisa da parte di tutti i settori, quello che però mi ha fatto un po’ arrabbiare di questa seconda fase è proprio questa discriminazione per alcuni settori,  come per esempio proprio il nostro, che senza nessun motivo se non quello di evitare che la gente uscisse di casa è stato interrotto in maniera discriminatoria. Su queste cose non possiamo tacere, possiamo andare in un centro commerciale dove ci si può assembrare senza controllo mentre no in Teatro o nei Cinema dove si è distanziati e controllati, posso capire i grandi concerti, quelli degli stadi o club, possono subire uno stop momentaneo,  però tutto quello che è lavoro per molte persone deve essere considerato come tale, tanto più che i famosi ristori sono rimasti sul tavolo perché non sono stati firmati i decreti attuativi e questa cosa ci dovrebbe ulteriormente fare incazzare

Parliamo di musica che è meglio, parliamo di questa collaborazione con Paolo Fresu, che per festeggiare i suoi 60 anni ha deciso di chiamare a se un po’ di amici professionisti e mettere su questo lavoro, ma perché recuperare proprio Bowie?

Allora la collaborazione con Paolo è iniziata quando lui era 57enne,  quindi tre anni fa con un progetto in verità commissionato dal Crossroads  su Doris Day,  abbiamo fatto una cosa con la Italian Jazz Orchestra dove i solisti eravamo io e lui, poi ovviamente c’era  l’orchestra, i fiati, archi, un trio jazz etc,  ci siamo trovati molto bene e quindi quando hanno chiesto a lui, cioè gli hanno commissionato questo concerto tributo a Bowie nella cittadina di Monsummano Terme (ndr – 1969 L’uomo che cadde su Monsummano Terme – Paolo Fresu Interpreta David Bowie), vicino a Montecatini qui in Toscana, che è il primo posto in Italia  dove è stato David Bowie, cioè nel ’69,  per un concorso che facevano sulle voci nuove europee  e dove Bowie arrivò secondo. Quindi in occasione dei 50 anni dalla sua performance gli hanno chiesto di fare questo tributo, quindi questo due anni fa. Paolo dopo l’esperienza fatta per  “Doris Day” ha chiamato me e poi ha fatto una All Stars Band di jazzisti tra cui Petrella al trombone,  Diodati alla chitarra, Christian Meyer alla batteria,  Ponticelli al contrabbasso, un sestetto di jazzisti  ma non solo,  secondo me è qualcosa che va oltre, perché ognuno di noi fa cose diverse, fa un po’ di tutto, loro  hanno la musica nel sangue più che il Jazz. Ci siamo ritrovati su quel palco per fare questo tributo, tra l’altro con pochissime prove perchè eravamo tutti presi dai nostri impegni,  ma ci siamo trovati molto bene e quindi ci è venuta l’idea di fare il disco che è stato realizzato a novembre in due giorni e mezzo, un lavoro fatto dal vivo, suonando tutti insieme, di grande energia,  di grande bellezza e anche di grande coinvolgimento da parte di tutti noi

Quello che traspare alla fine, malgrado tutti abbiamo le proprie attitudini e  progetti musicali, i propri  percorsi e viaggi artistici, alla fine viene fuori un suono compatto. Tu che hai già interpretato tanti altri artisti quale è stato l’immaginario a cui ti sei ispirata per avvicinarti al Duca Bianco, sono sempre un po’ fissato sulla questione dell’immaginario, credo che tu sia sempre riusciata ad essere “dentro” il pezzo quando lo interpreti

Sicuramente parto dal testo, ma Bowie per esempio era un artista che non avevo mai seguito molto, nel senso che lo avevo seguito più come grande influencer di movimenti e di mode, un artista a tutto tondo, ma musicalmente non lo avevo mai approfondito quindi in verità ne io ma anche gli altri della band, nessuno lo masticava veramente. Ecco perché forse proprio questo ci ha dato il suono di gruppo che c’è nel disco, perché lo abbiamo approfondito insieme e lo abbiamo scoperto tutti insieme, sembra una banalità magari per quelli che conoscono bene Bowie, ma i pezzi musicali di Bowie che sembrano pezzi di musica pop anche semplici in verità sono molto complessi, sono pieni di battute in più,  di cambi strani, di cose che ad un ascolto superficiale non, lo ammetto, è successo a me, non arrivano. Quindi è stato un bellissimo lavoro di gruppo, è stato anche un lavoro sull’ arrangiamento e di costruzione dei pezzi, molto condiviso. Paolo ovviamente è il produttore, un produttore illuminato perché sa che certe cose arrivano esattamente dall’insieme dei musicisti quindi è uno che è capace di mettersi da parte e non deve per forza avere il riflettore puntato addosso e credo che sia una cosa bellissima da uno come lui. Infatti non vedo l’ora di andare sul palco e portare questo progetto, ma questo è l’augurio a tutti quelli che son in stand by in questo momento, perché la loro esistenza è nell’essere dal vivo, il disco alla fine è un po’ solo una fotografia

Effettivamente molti dei brani di Bowie sono complessi, non a caso per il suo ultimo lavoro ha chiamato un serie di artisti jazz per creare il suono di Black Star

Si questo disco è molto complesso, ma anche alcuni brani vecchi che sembrano pop alla fine sono difficili da suonare, noi ci siamo trovati spiazzati quando dovevamo fare il primo concerto per la complessità di alcune cose, non ti dico che lo avevamo sottovalutato ma abbiamo pensato , tanto siamo jazzisti e alla fine sappiamo come si fa, invece no, abbiamo dovuto prenderci il nostro tempo per i pezzi, per gli arrangiamenti, io penso per esempio a “little wonder” che è stato arrangiato da Francesco Ponticelli, il bassista, lui ha fatto un lavoro veramente straordinario stravolgendo la canzone senza stravolgere il significato e credo che sa sia il punto fondamentale per chi fa una cover che io preferisco chiamare “reinterpretazione”

Dicevi che il disco lo avete fatto in studio, in presenza

Si in studio a novembre, beh se si può andare in ufficio si può andare anche in studio no? Ovviamente siamo stati con le nostre distanze, l’unico che non era presente fisicamente è stato Gianluca Petrella che era un po’ più terrorizzato dal Covid e quindi ha registrato da casa sua. Io ero nel corridoio e vedevo gli altri da un vetro, Christian Meyer era dietro dei pannelli, gli altri nello studio grande distanziati e quindi abbiamo suonato in presa diretta

Quindi ora come dicevi l’auspicio è quello di portare questo lavoro dal vivo, io spero presto, magari già da questa estate

Io spero di si, credo ci sia già una data a Taranto, se non sbaglio il 20 o 21 luglio per il Taranto Jazz festival , anche una data in agosto a Berchidda nel festival di Paolo, se non sbaglio intorno al 11 o 12 agosto, poi ci sono concerti in attesa,  quelli sospesi nel 2020, che vengono sposati ripetutamente, ho saputo che il settore dell’ spettacolo ha perso  il 70% mentre solo la musica arriva al 90%, quindi, escludendo gli stadi,  ribadisco se si può andare a messa si può andare ai concerti

Grazie Petra, speriamo a questo punto di vederci in Puglia a luglio per il Taranto Jazz Festival

Lo spero, come dicevo la data dovrebbe essere il 20 o 21 di luglio per il Taranto Jazz Festival, questa organizzazione nata da poco, a capo c’è Tonino Oliveti, un amico, un musicista, un percussionista, che si sta dando tanto da fare. In più l’ultimo concerto di Musica Nuda in generale è stato il 17 ottobre proprio a Taranto in questo festival,  quindi siamo particolarmente legati alla Puglia!

Previous post “I DIRITTI SONO UNO SPETTACOLO”. NON METTIAMOLI IN PAUSA. Sanremo è ormai alle spalle ma i problemi del settore ci sono ancora
Next post Outtanowhere! SECONDA STAGIONE Puntata #16 – 8/03/2021

Goto Top