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Gerardo Greco a Maglie e Poggiardo per Conversazioni sul futuro: “GUERRA CALDA. VERITÀ E MENZOGNE SUI RISCHI DEL CLIMA IMPAZZITO: IL ROMANZO DEL GLOBAL WARMING”

GIOVEDÌ 30 GENNAIO IL GIORNALISTA GERARDO GRECO A MAGLIE, LECCE E POGGIARDO PER PRESENTARE “GUERRA CALDA. VERITÀ E MENZOGNE SUI RISCHI DEL CLIMA IMPAZZITO: IL ROMANZO DEL GLOBAL WARMING” (SOLFERINO)


Giovedì 30 gennaio triplo appuntamento salentino per Gerardo Greco. Il giornalista, autore televisivo e radiofonico, per oltre dieci anni corrispondente per la Rai a New York, conduttore dal 2013 al 2017 di Agorà su Rai3, già direttore di Radio1 e dei Giornali Radio Rai e del Tg4, presenterà “Guerra calda. Verità e menzogne sui rischi del clima impazzito: il romanzo del global warming” (Solferino).

L’autore dialogherà con il giornalista e operatore culturale Pierpaolo Lala alle 10:30 al Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Maglie e alle 17:30 al Mondadori Bookstore di Lecce per “Aspettando Conversazioni sul futuro“, in collaborazione con Io non l’ho interrotta Coolclub, mentre alle 20, intervistato da Antonella Pappadà, chiuderà la lunga giornata al Tesoretto Hotel Ristorante di Poggiardo per la rassegna PoggiardoIncontra promossa dalla locale Pro Loco in collaborazione con Libreria Idrusa, Mondoradio e Belpaese.

In un mondo che ogni giorno conferma le apocalittiche previsioni degli scienziati del clima, Noah e Iskra cercano la verità su chi ha voluto nascondere la schiacciante evidenza del riscaldamento globale. Dalle lande ghiacciate della Siberia dove i signori del gas portano alla luce un tesoro nascosto e letale, alla New York spettrale minacciata dall’uragano Sandy sino alle coste di Ravenna, erose dal mare che continua a crescere: i due giovani attivisti, nipoti di esuli siberiani, si trovano e si perdono, legati dall’emergenza comune di salvare la Terra, finché si è ancora in tempo. Intorno a loro gli schieramenti opposti della guerra del clima conducono un gioco pericoloso, che riguarda il destino dell’umanità e di un pianeta in bilico tra azioni di hacker russi, interessi di lobbisti cinesi e conflitti tra esperti. Con la tensione di un thriller e i dettagli di una serrata cronaca sul campo, Gerardo Greco ricostruisce le tappe del Climategate che, nel 2009, ha contribuito al fallimento della conferenza di Copenhagen, condannando il termometro a salire in una escalation pericolosa. Una corsa verso il baratro che ripercorre i drammatici eventi climatici degli ultimi dieci anni e i cambiamenti che trent’anni fa gli studiosi potevano già leggere nelle sezioni dei tronchi degli alberi fossili. Resta solo una domanda sottotraccia, venata di inquietudine e speranza: abbiamo ancora tempo?

Ingresso libero
Info 3293173865 – 3394313397
info@conversazionisulfuturo.it

Faccio la mia cosa: esordio alla narrativa per Frankie Hi-nrg

Prossimo a festeggiare i suoi primi 50 anni Frankie Hi-NRG arriva a Bari ospite de La Feltrinelli per raccontare la sua crescita umana ed artistica, evoluta in parallelo a quella del movimento hip hop, descritta all’interno del suo primo romanzo; un lavoro di debutto e di formazione, autobiografico, dal titolo Faccio la mia cosa, 234 pagine fluide e sorprendenti, che strappano sorrisi a profusione. Frankie, al secolo Francesco di Gesù, è nato nel ’69 ed ha vissuto tutto l’excursus del movimento hip hop, nato nel ’73 al di là dell’oceano. Il termine hip hop, ci racconta, deriva dal nome di un orologio usato dai paninari di allora, poi curiosamente usato per racchiudere quattro forme espressive con quattro rispettive nuove figure: il dj, il ballerino (b-boy o b-girl), il writer e l’MC, che esplodono nel momento del break di un pezzo musicale. Tutto è nato in uno dei Block Party newyorchesi nel Bronx, da un’intuizione del grande Dj Kool Herc.

Frankie Hi-Nrg dice: “…ho fiducia nei punti interrogativi sulla testa delle persone, diffido di di quelli esclamativi, che spesso sono mutuati da altri o altro. Quello che cerco di fare è fertilizzare quei punti interrogativi, quella curiosità, per trasformarli in punti fermi.
Come? Per questa prima volta nella narrativa Frankie si è affidato alla tecnologia e nello specifico ai qr-code, inseriti tra le pagine di Faccio la mia cosa, per offrire l’immediato rimando alla storia della musica della sua vita, trattandosi di un percorso tra gli ascolti che hanno condizionato la sua formazione.

E se la curiosità è chiedersi cosa scegliere, nel suo racconto campeggiano come giganti i suoi genitori, veri coprotagonisti del romanzo al pari dei cambiamenti socio politici. Mani pulite in Italia, i movimenti politici e sociali americani come quelli della pantera, ma anche la scena dei centri sociali italiani, dice, hanno fatto esplodere l’esigenza di affrontare temi impegnati. Il rap è rap, non nasce come movimento evangelizzante rispetto esclusivamente ai temi di quel periodo. Per chiarire meglio il concetto Frankie cita i Sottotono, gruppo musicale con un discreto seguito, ma stigmatizzato per essere rimasto lontano da tematiche impegnate. I dj erano delle star, tanto più grandi quanta più gente avevano intorno, il che dipendeva dalla qualità dei dischi che possedevano e facevano suonare. Il ruolo dominante del rapper è arrivato dopo. Eppure erano questi ultimi i custodi dei contenuti più politici. Si parla dell’attualità del ghetto solo dall’82 ad opera di DJ Grandmaster Flash. Guardando agli anni ’90 persino Jovanotti, con la sua trasmissione su Dj Television, ha contribuito alla diffusione del fenomeno, inserendo temi sociali. Ma sul finire degli anni ’90 è arrivato il tracollo: da un lato l’esigenza di essere duri e puri, non scendere a compromessi neanche economici ha prodotto un vuoto. Il successo era dei “venduti”. È stato necessario aspettare i primi 2000 con Fabri Fibra e Paola Zukar che ha voluto allargare gli orizzonti, facendo contratti discografici che potessero sostenere economicamente la scena. Questo scatto ha permesso ai rapper di essere più generosi e di raccontarsi, così è accaduto che cambiasse il passo. Con la trap la metrica unica ed originale è andata in secondo piano, mentre la parte musicale si è trasformata, con suoni in minore, archi ed atmosfere più avvolgenti. Inevitabilmente cambiando i tempi e l’approccio sono cambiati anche i temi. Non si parla più di sociale, al plurale: si parla di sé al singolare; il faro che guida le liriche dei successori della scena rap è la maternità. Non è raro che la madre sia raccontata e santificata. Per una femmina angelicata tutte le altre sono messe “in una sorta di pozzanghera indistinta” e sotto una luce davvero poco lusinghiera. Frequentemente si tratta di racconti che riguardano relazioni passate e chiuse. È cambiata la maniera di intendere la narrazione. L’io solitario si definisce in funzione di ciò che possiede ed è vittima di una profonda demacizzazione, con un estetica androgina, di rottura, che spiazza ed è anche divertente, dice Fankie, rispetto all’appiattimento che si stava avendo nei primi anni 2000: non si vedono più “tipacci” corpulenti e fortemente eterosessuali, dal fisico decorato da fori di proiettile (ndr 50 Cent).

Il rapper Manuto, di strafactor, è intervenuto chiedendo degli haters. La risposta di Frankie Hi-NRG è secca. Gli haters sono un “non problema”, poiché la tecnologia permette tutto, anche di bloccare problemi come questi. Lui è stato inviso ad alcuni rapper del momento quando ha avuto un successo repentino al primo album. Lui ha avuto tante fortune ed il dovere di capitalizzare: viaggi tranquillità economica, istruzione. Ma non ha avuto una militanza in ambienti tipo quelli dei Zulu Party. Per cui con il terzo brano da lui composto “Io faccio la mia cosa” è una dichiarazione : io faccio il mio con il mio stile e spero nel rispetto da parte delle “posse”. 

“Nella casa la situazione è tesa, confusa, 
la scena è divisa, 
è esplosa la moda, 
la massa si accosta all’Hip-Hop e di “posse” già oggi son piene le fosse… Si accusa 
di vendersi all’incanto 
chi intanto fa il possibile per render più accessibile il messaggio al largo pubblico, 
a quell’utenza in astinenza di concetti costruttivi 
la cui assenza crea effetti negativi 
alla coscienza della grande massa 
priva di qualunque conoscenza anche la più bassa 
di questo fenomeno mondiale che va sotto il nome di Hip-Hop, 
filosofia di vita, approccio culturale alternativo alla realtà di ogni giorno:
mi guardo intorno, 
m’informo e torno a raccontare nella forma verbale a me più congeniale
quella dell’istinto razionale che mi spinge a commentare, 
a sottolineare quel che vedo a cui non credo. 
Usando il rap interferisco e le do e non mi siedo, 
eccedo là dove intravedo uno spazio libero d’azione 
per fare informazione e incominciare a rosicchiare 
quello che ci viene messo a disposizione dai media, 
dalla televisione: 
comunico l’idea e la rima il ritmo sposa
io sono un home-boy e faccio la mia cosa. E faccio la mia cosa nella casa 
nella casa faccio la mia cosa
Sinuosa si snoda la mia rima sopra al ritmo come prosa, 
si attacca alla tua mente quasi come una ventosa, 
tatuaggio indelebile dell’anima ritrosa alla disamina che penetro e contamino… 
Insemino il sistema come un virus oggi endemico, 
domani epidemico questo è ciò che auspico avvenga: 
non c’è niente che mi tenga frenato, il contrattacco è iniziato, partito.Di slancio come un fulmine travalico ogni limite 
che intralci la mia crescita e pregiudichi il buon fine 
di questa operazione rimica: 
uso la metrica come una sciabola tagliente e rapida, affilata 
come una spada, affiatata 
come la mia squadra che mi segue ovunque vada:
il mio DJ 
stile, fa ruotare a mille all’ora il vinile intorno al perno, 
scatena l’inferno sulla terra, 
dichiara guerra, l’attacco sferra e ti sotterra 
in un mare di merda… 
non sono un compagno ma un b-boy in effetto nella casa… 
e faccio la mia cosa…E faccio la mia cosa nella casa 
nella casa faccio la mia cosa
Una voce virtuale ad elevato volume 
che si eleva dal piattume culturale, 
istituzionale, istituzionalizzato dal potere di uno Stato colluso 
che per anni ci ha illuso e ha fatto danni su danni, 
ma a pagare siamo sempre e solo noi, 
e i cocci restano suoi… Come buoi trasciniamo l’aratro, 
bastonati da un bifolco 
ma l’unico solco che ho intenzione di tracciare è quello su vinile, 
la mia ritmica è febbrile, rapida come staffile con cui frusto a sangue chi non segue il mio stile, 
sputa la bile e non ha niente da dire, 
traccia un confine tra il rap e il mondo. 
Io non mi nascondo nel doppio fondo del sistema, 
studio e affronto il problema,
traccio uno schema, 
dimostro il teorema in forma di poema, 
secondo il concetto assoluto e perfetto che del mondo tu devi essere la “causa”, non l'”effetto”, 
e me ne fotto 
di chi usa l’Hip-Hop solamente come posa… 
e faccio la mia cosa… E faccio la mia cosa nella casa 
nella casa faccio la mia cosa”

DI GESU’ FRANCESCO / NEMOLA FRANCESCO © UNIVERSAL MUSIC PUBLISHING RICORDI SRL – 1993

A proposito di Verba manent, album di Fight da faida dice: “quei brani li ho scritti prima della strage di Capaci, prima della nascita di Libera o di Addio pizzo, ma resta il fatto che le canzoni non cambiano il mondo, quello lo fanno le persone. Le canzoni al più possono mettere in sincrono le persone verso un comune obiettivo, proprio come venivano usate per far crescere nel cuore e nella mente dei soldati la tensione prima della battaglia“. Frankie Hi-NRG si è approcciato al tempo cercando di documentare o fotografare la sua realtà. Non c’era la volontà di proporsi come leader o influencer. Ed ora ricordando i temi di denuncia di allora non può che augurarsi che non c’è né sia più bisogno.