Intervista con Matteo Cincopan che torna su RKO per parlare de Le Frequenze di Tesla e del nuovo singolo “Eraclito”.
Le Frequenze di Tesla nascono nel giugno 2017 dall’incontro tra Enrico Fileccia, Matteo Cincopan e Vinicio Zanon Santon. Il progetto si colloca all’interno del panorama indie, con l’idea di creare un punto di incontro tra sonorità tradizionali dell’ambito rock ed elementi più moderni.
Il sodalizio artistico si rivela da subito prolifico e, nell’arco di pochi mesi, il trio pubblica l’album d’esordio, Numeri primi. I dodici brani che compongono la scaletta costituiscono l’essenza del manifesto artistico del gruppo: un connubio tra sonorità tradizionali e modernità, in cui l’essenzialità della formazione a tre si contrappone ai pieni orchestrali,
il tutto sintetizzato in una forma canzone, ma senza tralasciare una certa attitudine alla sperimentazione.
Nel 2019 esce il secondo album, Il robot che sembrava me, formato da dieci brani inediti che si inseriscono nel panorama indie, cercando un punto di incontro tra sonorità diverse. Le canzoni, pur mantenendo ognuna unʼidentità a sé stante, ascoltate una di seguito allʼaltra compongono un quadro coerente in cui, tra alienazione, sconvolgimenti
ricerca di una stabilità e relazioni più o meno riuscite, si muovono diversi personaggi. Lʼispirazione è nata dallʼomonimo racconto di Robert Sheckley: alla title-track, in cui il robot si racconta in prima persona, seguono nove brani che narrano le vicissitudini degli altri personaggi – molto spesso gli stessi personaggi – colti in fasi diverse della loro vita
e della loro personale ricerca della felicità. Per tutto il 2020 il gruppo è costretto a uno stop, a causa dellʼemergenza Covid; ma produce numerosi brani, che vengono registrati nellʼestate del 2021. Quattro di questi brani andranno a comporre lʼEP Eraclito, che esce il 28 febbraio 2022 e che racconta lʼultimo difficiel periodo con cui tutti abbiamo dovuto fare i conti.
Matteo Cincopan ed Enrico Fileccia passano (sia in studio che in concerto) dalla chitarra al basso alle tastiere, mentre Vinicio Zanon Santon si occupa della batteria e di tutte le percussioni, creando gli importanti scheletri ritmici su cui poggia lʼarchitettura dei
brani.