Intervista con i DUNK

E’ uscito il 12 gennaio, per Woordworm Label, “DUNK”, lo straordinario disco d’esordio dei DUNK, la band nata dall’incontro tra i fratelli Ettore e Marco Giuradei, protagonisti del mondo indie bresciano, Luca Ferrari dei Verdena e Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi e O.R.K..

Un esperimento in progress al limite della performance, che è sfociato nella realizzazione di un disco robusto, viscerale, tormentato e visionario. Al centro, l’eterna lotta tra l’uomo e la sua coscienza, l’amore maniacale per le cose che non potrà mai avere, i dubbi sulla vita e sulla sua importanza. Le nuove liriche di Ettore Giuradei, assente dalle scene musicali dal 2015, si sposano con una batteria corposa e materica, giri di chitarra che regalano sfumature inedite, tastiere che intessono la struttura profonda dei brani. Sia che si parli della scrittura che del live, “DUNK” è quel livido, che per quanto faccia male, continuiamo a toccare.

Marco Giuradei e Luca Ferrari (Verdena) si conoscono per caso, durante una data del progetto Giuradei a Bergamo. L’amicizia si rafforza, negli anni, con una serie di interminabili Jam Session all’HenHouse Studio di Albino. Nel frattempo Ettore, fratello di Marco e deus ex machina dei Giuradei, comincia a scrivere nuove canzoni con testi ispirati ad autori come Carmelo Bene e Antonin Artaud, toccando principalmente il tema del doppio e di una certa inadeguatezza dell’esistere. I Dunk esordiscono ufficialmente ad Aprile 2017 in occasione del decennale della Latteria Molloy: il riscontro di pubblico è notevole ma i tre sentono che ai pezzi manca qualcosa.  Ettore, fan dei Marta sui Tubi, contatta quindi il chitarrista Carmelo Pipitone: la band torna in sala prove a comporre nuovi pezzi che presenta poi, nel corso dell’estate, in alcuni live esclusivi.A settembre 2017 i Dunk si trovano in studio e registrato il primo album omonimo, che raccoglie tutto l’entusiasmo di questa manciata di mesi passata insieme: un disco poco pensato, suonato di pancia, a cuore aperto.DUNK è ricerca di una forma, è lasciarsi alle spalle la canzone, è avanzare verso un’opera, dentro la meraviglia.

 

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